Presentazione

Presentazione

Sono un collezionista di diecast un 1/18, soprattutto di modelli stradali prodotti in grande serie.

Senza voler far concorrenza a riviste o portali specializzati, in questo blog provo alcuni dei miei modelli in scala 1:18 mettendo in evidenza quelli che per me (ovviamente) sono i difetti e le qualità riscontrate su ogni singolo modello; la prova è corredata da alcune foto, scattate al meglio delle mie possibilità.
Ovviamente i pareri espressi in queste recensioni sono "genuini" e del tutto personali, vado ad analizzare sia le sensazioni che ogni modello mi regala, cerco di scovare particolari nascosti e più razionalmente uso nella valutazione del modello il parametro qualità / prezzo.

Che dire....Spero che questa mini-guida sia utile ad altri collezionisti.
Sarò grato a tutti coloro che mi manderanno i loro commenti, le loro critiche e perché no... Correzioni a mie imprecisioni o mancanze.
Buona lettura a tutti

mercoledì 1 aprile 2015

Alfa Romeo 1600 Spider "Duetto" 1966 - Autoart

Modello: Alfa Romeo 1600 Spider
Marca: Autoart
Numero di catalogo: 70138
Anno di produzione: ---
Pezzi prodotti: ---
Aperture: 4
Prezzo Medio di mercato: ---

Agli inizi degli anni ’60 la Alfa Romeo commissionò al designer torinese Franco Martinengo la realizzazione di un prototipo per sostituire la Giulia Spider.
Ritenuta dapprima troppo futuristica la maquette del designer, l’alfa presentò la Giulia GTC, il cui clamoroso insuccesso commerciale diede la definitiva spinta al lancio della nuova spider della casa del biscione.
Il progetto fu seguito direttamente da Battista Farina (detto Pinìn), fondatore dell’omonima Pininfarina e nel 1966 al salone di Ginevra, fu presentata la nuova Spider , dotata al lancio del propulsore di 1570 cm3 derivato, come l’autotelaio dalla Giulia.
Il successo commerciale fu notevole, tanto che a breve si affiancarono altre due versioni: l’economica Junior, spinta dal propulsore di 1300 cm3, con finiture semplificate e dal più potente 1750 con pari allestimento della 1600.
Il nome ufficiale di questa spider avrebbe dovuto essere “Duetto”, ma per un contenzioso legale con un produttore di una merendina, l’Alfa Romeo dovette abbandonare  ufficialmente la denominazione che però è rimasta in uso nel linguaggio comune.
Infine la prima serie è soprannominata “osso di seppia” per via della particolare conformazione della coda che ricorda, appunto, l’osso del noto mollusco.


Approfittando di un’offerta molto allettante, ho acquistato il modello proposto dalla Autoart nella colorazione verde, sicuramente poco richiesta all’epoca, ma gradevole.
L’aspetto generale è sicuramente quello di un modello ben curato e finito, la verniciatura è pressoché perfetta: lucida, ben coprente e di giusto spessore, non inferiore è l’aspetto delle numerose cromature: lucide e prive di aloni o sbavature.

Lateralmente mi ha colpito (positivamente) la realizzazione delle ruote pressoché perfette, a partire dalla tampografia “alfa romeo” sulle coppe, sino ad arrivare  agli pneumatici in gomma morbida con un gradevole battistrada.
Il piccolo logo della Pininfarina è una piacevole fotoincisione ben applicata e la freccia laterale è riprodotta in plastica arancione.
Ho solamente trovato un poco grossolano(specia la staffa di fissaggio) lo specchietto esterno posizionato sul parafango.


Anteriormente  trovo molto ben dettagliata la decals dello stemma Alfa Romeo ed è stato piacevole trovare la targa di Milano. Al solito i proiettori sono realizzati al meglio come le calotte trasparenti munite di gancio di fissaggio realizzato a parte e ben fissato.
I due semiparaurti e la caratteristica calandra centrale sono correttamente “aperti” e molto ben cromati.


Anche la parte posteriore trovo sia priva di difetti, al contrario i piccoli fari (compresi i catarifrangenti e la luce retro) sono ben riprodotti con la plasticacolorata che si incastona alla perfezione al telaio cromato.
Sui rostri dei semiparaurti è stato ben riprodotto il piccolo inserto in gomma (sul modello verniciato); il logo sul portellone è una fotoincisione e sempre sul portellone sono presenti le luci targa.
Infine molto bello il terminale di scarico, forse di forma non correttissima (sarebbe dovuto essere più inclinato verso sinistra), ma è stato costruito direttamente da un tubo plastico e ben cromato.



Gli interni che in diverse occasioni ho criticato, in questo modello sono pressoché perfetti e ricchi di dettagli: ad iniziare dal volante in cui le tre razze sono  in lamierino, proseguendo con il bel cruscotto in tinta in cui spiccano i 5 indicatori tondi dalla grafica precisa; anche la radio ed il semplice comando dell’aria risultano molto ben dettagliati; infine mi è piaciuto trovare ance il nottolino di avviamento.
Sul tunnel centrale rivestito in moquettina trovo ben riprodotti la leva del cambio la cui cuffia di protezione è realizzata in gomma, il freno a mano è ben dettagliato e privo di sbavature, come il piccolo portacenere (cromato) a cui è abbinato (credo) l’accendisigari.
Il fondo dell’abitacolo e la zona posteriore sono rivestiti è in morbida gomma. I sedili sono ottimamente profilati e ricchi di particolari come la leva per l’avanzamento longitudinale e la rotella (cromata) per l’inclinazione dello schienale: l’unica noto non proprio accordata è la scelta (come purtroppo di prassi) di costruire i sedili in plastica rigida. Notevole, infine, la copertura della capotte anch’essa costruita in gomma morbida ben profilata.
Considerando il prezzo di listino che oltrepassa abbondantemente il centinaio di euro le alette parasole (quella passeggero è dotata di specchio) avrebbero potuto essere mobili e soprattutto noto con un erto disappunto la scelta nel non aver fornito al modello una capottina chiusa da poter inserire: sarebbe stato un accessorio “d’obbligo”.
I pannelli delle portiere sono ben concepiti: la maniglia e le leve alzavetro e di apertura sono realizzate a parte, il pannello è correttamente profilato e precise sono le cromature realizzate direttamente sullo stampo…però…però… come accade su alcuni modelli e non nascondo che la cosa mi faccia imbestialire:
<< Signori della Autoart, dovete proprio bucare il pannello per ricavare la sede per montare il gancio dell’elastico antiapertura? Non potete mettere una fascetta esterna o prevedere un blocco esterno sulla basettta?>>.



Il motore ed il relativo vano sono molto ben concepiti e completi: sono presenti e ben dettagliati tutti i circuiti ed i relativi accessori costruiti come singoli pezzi e ben assemblati: non spreco tante parole, molto meglio poterlo vedere. Il cofano è dotato di cerniere realistiche e dell’asta per la permanenza nella posizione di apertura: purtroppo sul mio esemplare è talmente dura che non sono riuscito a ruotarla.


Il fondo del vano baule è rivestito in morbida gomma: sollevata si ha l’accesso alla ruota di scorta (ovviamente presente) ed al serbatoio. Un pin tiene in posizione il rivestimento: peccato che una volta rimosso risulta praticamente impossibile rimettere il perno all’interno del foro senza doverlo assottigliare. A ridosso dell’abitacolo è presente il crick di sollevamento.


In conclusione era da diverso tempo che non incontravo un Autoart realizzato con tanti dettagli e tanta cura; considerando che il modello l’ho preso solamente per completare un “buco” nella mia collezione (la linea della vera “osso di seppia” non mi ha mai appassionato, a differenza della successiva “coda tronca”) approfittando di un’offerta, sono molto soddisfatto e ritengo che in questo caso sia giustificato il prezzo di listino (per chi volesse avere il più popolare rosso).

Il fondo, al consueto è ben dettagliato e ricco di particolari: purtroppo al solito il gruppo sospensioni è ben riprodotto, ma statico.

In sintesi:
mi è particolarmente piaciuto:
La cura generale dell’abitacolo (cruscotto, tunnel centrale e rivestimento in gomma)
Ruote (cerchi e pneumatici)
Cromature

Non mi è piaciuto
Il foro sui pannelli porta per ospitare il gancio dell’elestico anti-apertura portiere
L’assenza di una capottina da poter inserire sul modello
Alette parasole fisse

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