Modello: Alfa Romeo GTV 2.0
Marca: Autoart (Millenuim)
Materiale: Metallo e plastica
Numero di catalogo:70147
Anno di produzione: ---
Pezzi prodotti: ---
Aperture: 4
Prezzo Medio di mercato: €110
Prezzo di acquisto: € 90 (negozio)
La
data di presentazione della Alfetta GT-GTV risale al 1974, il modello
replica l’ultima versione (1980) di questa bella e fortunata coupé 4
posti nella cilindrata di 2 litri.
Ancor prima di aver visionato
il modello ho notato come in quest’ultimo periodo siano lievitati i
prezzi delle riproduzioni AutoArt nella scala 1:18, hanno infatti
superato la soglia dei 100 Euro per l’acquisto in negozio. L’aumento di
prezzo è giustificato da una qualità crescente?
Al momento della
prova sono disponibili due colorazioni: il più comune e sportivo rosso
Alfa e il più elegante grigio medio, versione che andrò a testare.
Qualche
perplessità l’ho avuta guardando la scatola di nuovo tipo che accomuna
le nuove Autoart: se da una parte è possibile ammirare il modello senza
doverlo necessariamente estrarre, dall’altra sembra più fragile del
vecchio imballo in polistirolo e cosa non trascurabile è necessario
ancorare la “vettura” alla base dovendo necessariamente provvedere a
forarne il fondo.
Il primo impatto è ottimo, la fedeltà delle
linee e i particolari esterni sono più che convincenti; la verniciatura
metallizzata ha un’ottima grana, è uniforme e piacevolmente “sottile”;
le plastiche usate sono di buona qualità ed esenti da fastidiose
sbavature.
L’assemblaggio dei vari componenti del modello è quanto
mai preciso infatti senza l’ausilio di un utensile apposito (purtroppo
non forniti) fatico non poco all’apertura delle porte.
In sostanza se
fossi un ottimo fotografo sarebbe difficile capire se le immagini di
seguito inserite siano del modello o della corrispettiva auto reale.
Il
frontale è rappresentato dalla notevole mascherina a listelle
orizzontali su cui è cromato il tipico scudetto con all’interno il logo
dove senza l’ausilio della lente è possibile leggere la scritta Alfa
Romeo oltre ovviamente alla croce ed il biscione.
Sul paraurti di
unico stampo è ben evidente il “riporto” della gomma grazie ad un
corretto rilievo e dall’uso di vernice leggermente più lucida.
Infine
apprezzo le prese d’arie inferiori passanti, anche se realizzate in
plastica e non in fotoincisione così come i tergicristalli molto curati e
coretti come forma e dimensioni.
I quattro proiettori circolari
sembrano veri data la assenza del piolo di fissaggio e di eventuali
aloni del collante e alla presenza di una più che corretta rigatura
delle lenti.
Personalmente
mi lascia sempre stupefatto la realizzazione dei vetri ad opera
dell’Autoart, esaltata in questo modello dalle ampie superfici: la
trasparenza è perfetta e non riscontro alcuna imperfezione nella forma
in quanto l’interno è visibile senza alcuna deformazione. La vista
laterale è completata dall’applicazione delle frecce in materiale
plastico, delle maniglie e tappo serbatoio di sconcertante realismo.
Anche
i retrovisori esterni, alle volte trascurati sono corretti sia in forma
che dimensioni e ovviamente dotati dello specchio interno.
I cerchi
sono perfettamente fedeli agli originali con la sola mancanza della
valvola per il gonfiaggio, ed i pneumatici piacevolmente morbidi.
purtroppo la forma del cerchio impedisce sull’anteriore (sul posteriore
assenti perché giustamente riprodotti nelle vicinanze del differenziale)
di vedere i dischi e pinze freno.
Il
posteriore in questa versione è dominato dai grandi proiettori dove
risulta ben visibile la divisione delle cinque sezioni. Sul portellone
le tampografie del logo e del modello sono ottime, come la finezza del
pulsante di apertura in plastica applicato ovviamente al centro. Sul
cristallo è presente la discreta la trama della fitta rete di
sbrinamento del cristallo.
La
miniatura prevede il tettuccio apribile, sarebbe stato esaltante (come
ho visto su marche concorrenti) che fosse stato realmente apribile.
Il
gran bialbero è riprodotto in modo completo e tutt’altro che
approssimativo con la presenza di tutti i componenti, varie tubazioni,
cavi e fili elettrici, il vano è perfetto nelle forme, ma purtroppo non
sono presenti tampografie con le varie targhette identificative e
indicazioni.
Curiosa l’asta per lo stazionamento del cofano aperto
che sul mio esemplare è un poco lunga tanto da impedirne l’alloggiamento
nella sede preposta sul vano motore.
Il
meccanismo di apertura del portellone posteriore è proposto con un
realismo impressionante: è presente il pistoncino centrale di
sollevamento collegato alla cappelliera che autonomamente sale
all’unisono con il portellone stesso. Il vano del baule è come di
consueto rivestito in vellutino e la forma è quanto mai curata: infatti
sono replicate alla perfezione tutte le irregolarità presenti nell’auto
reale.
Aprendo
il modello (non senza difficoltà dovute allo sblocco dei ganci
fermaporte) ci si trova immersi in un abitacolo molto curato e quanto
mai completo. E’ evidente che nulla è lasciato a supposizioni o al caso,
ma tutto riprodotto in modo perfetto servendosi e basandosi su chiare
documentazioni. Il cruscotto è completo di radio e comandi aereazione
ben visibili, gli strumenti principali e gli ausiliari al centro della
plancia hanno una grafica chiara e leggibile; il volante è uno tra i più
curati che a memoria ho potuto vedere: interno in plastica con il logo,
le 3 razze in lamierino e la corona in legno (tanto ben fatta che
stento a credere che sia plastica verniciata).
I pannelli porta hanno
il bracciolo e la maniglia applicati successivamente ed i sedili
bicromatici oltre al leveraggio per lo schienale sono dotati di
dispositivo inferiore per lo spostamento, sarebbe stato il massimo
poterli realmente arretrare o avvicinare alla plancia.
Non meno
curati sono i pannelli posteriori con il comando di apertura dei
cristalli a compasso e la presenza sul rivestimento superiore delle
alette parasole realmente funzionali.
L’unica pecca dell’abitacolo è
la presenza di due sbavi ne rivestimento superiore in corrispondenza ai
perni di fissaggio al tetto.
Infine
il fondo della vettura è molto dettagliato e particolareggiato in tutti
i componenti, dalle sospensioni allo scarico (purtroppo scarsamente
forato). Chissà perché la Autoart a differenza delle sue concorrenti si
ostini a replicare così perfettamente le sospensioni, ma evita di
progettarle realmente funzionanti.
In
conclusione e rispondendo al quesito posto all’introduzione della
prova: si è un modello che indubbiamente vale i 90 euro spesi per
l’acquisto, è emozionante tanto è curato e preciso nei dettagli che ho
il forte sospetto che chi ha progettato o curato la replica del modello
sia in possesso o perlomeno un grande estimatore della Alfetta GTV.
Raccolta di test dei miei modelli die-cast in scala 1/18 Test of my 1/18 die-cast models
Presentazione
Presentazione
Sono un collezionista di diecast un 1/18, soprattutto di modelli stradali prodotti in grande serie.
Senza voler far concorrenza a riviste o portali specializzati, in questo blog provo alcuni dei miei modelli in scala 1:18 mettendo in evidenza quelli che per me (ovviamente) sono i difetti e le qualità riscontrate su ogni singolo modello; la prova è corredata da alcune foto, scattate al meglio delle mie possibilità.
Ovviamente i pareri espressi in queste recensioni sono "genuini" e del tutto personali, vado ad analizzare sia le sensazioni che ogni modello mi regala, cerco di scovare particolari nascosti e più razionalmente uso nella valutazione del modello il parametro qualità / prezzo.
Che dire....Spero che questa mini-guida sia utile ad altri collezionisti.
Sarò grato a tutti coloro che mi manderanno i loro commenti, le loro critiche e perché no... Correzioni a mie imprecisioni o mancanze.
Buona lettura a tutti
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